Savona. “Se ci fosse un processo alla stupidità, io sarei condannata. Gli ho sempre creduto e ho sbagliato, ma ero innammoratissima”. E’ uno dei passaggi della deposizione dell’imputata del processo di stalking “al contrario”, visto che la presunta vittima è un uomo e la molestatrice una donna, che si sta celebrando in tribunale a Savona. Stamattina in aula è stata ascoltata proprio la giovane accusata di essere una stalker verso il suo ex, un medico savonese, con il quale aveva avuto una relazione.
In più di un’ora di esame, l’imputata ha ricostruito minuziosamente tutti i dettagli della sua relazione ed ha raccontato la sua versione dei fatti rispetto alle gravi accuse mosse dal medico. “Ci siamo conosciuti ad una festa di compleanno a marzo 2008. Io non sapevo fosse fidanzato ed inoltre lui non si comportava come tale. Dopo quella sera ci siamo sentiti e lui mi ha convinto a lasciare definitivamente il mio fidanzato con il quale le cose comunque non andavano bene da un po’. Lui mi fece tante promesse, ma all’improvviso, ad agosto, sparì. Io vivevo a Milano in quel periodo e quindi non sapevo che fine avesse fatto. Stavo davvero male per lui, ero innammorata. Poi un’amica mi disse che stava con una ginecologa. Non potevo crederci visto che per lui avevo lasciato un uomo che mi aveva chiesto di sposarlo” ha raccontato la donna che poi ha continuato, non senza qualche momento di commozione, a ricostruire in ordine cronologico l’evoluzione della loro relazione.
“Ad inizio 2009 ci siamo risentiti, ma solo come conoscenti all’inizio. Poi ad aprile di quell’anno abbiamo litigato: io ho saputo che lui sul cellulare mostrava delle mie fotografie nuda. Volevo un chiarimento, di certo non fargli stalking. Io comunque ero sempre innammorata di lui quindi a giugno siamo tornati insieme, ma dopo pochissimo lui è sparito di nuovo. Dopo un anno, ad agosto 2010, io gli ho scritto che volevo ‘depositare l’ascia di guerra’ e allora lui si è rifatto vivo: mi chiedeva di vederlo, mi faceva regali. Abbiamo ripreso a frequentarci e lui non sembrava più essere fidanzato, aveva anche tolto dal campanello il cognome della sua convivente ed in casa non c’erano più foto” ha spiegato l’imputata che poi ha proseguito con la ricostruzione.
“A quel punto lui parlava di convivenza, ma una sera verso la fine del 2010 mi disse che non dovevo andare a casa sua. Io non capivo perché e allora lui mi disse che c’era la sua precedente fidanzata. Quella sera ha chiamato i carabinieri per dire che ero sotto casa sua, ma non era vero. Lì abbiamo nuovamente rotto e poi da gennaio 2011 lui ha cambiato atteggiamento. E’ diventato aggressivo e minaccioso”. La ragazza ha anche ammesso di aver scritto dei messaggi sia al medico che all’altra “fidanzata” ai quali, sempre secondo l’imputata, l’uomo ripondeva minacciandola di “rovinarla”.
“Poi ricevevo delle telefonate da lui: per metà di minaccia e per metà erotiche in cui lo sentivo ansimare e fare apprezzamenti su di me” ha aggiunto l’imputata che ha poi precisato di non averlo più sentito dal dicembre 2011. Una versione che, secondo il legale di parte civile, l’avvocato Marco Romeo, non sarebbe veritiera visto che la ex avrebbe continuato a scrivere al medico (che in udienza aveva parlato di “ricatti psicologici” nei suoi confronti) anche dopo quella data.
Il difensore della presunta stalker, l’avvocato Diego Landolfi, con le sue domande ha invece cercato di far emergere la buona fede della sua assistita che, nel contattarlo dopo la fine della loro storia, si sarebbe limitata a cercare di avere un confronto “civile” con lui. Secondo la difesa la ragazza avrebbe semplicemente cercato di “chiarire” anche le controversie legali emerse in un secondo momento. La prossima udienza del processo per la discussione è stata fissata per il 13 marzo.