Savona. Una manifestazione a Roma, il 18 febbraio, per dire basta: questa la strada scelta dalla Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi di Confcommercio per lanciare il proprio grido d’allarme. Troppe tasse, troppa incertezza burocratica e costo del lavoro alle stelle: impossibile, in queste condizioni, fare impresa.
“La situazione è sotto gli occhi di tutti – spiega Vincenzo Bertino, presidente di Confcommercio Savona – e che dura da troppo tempo, ormai sono anni. D’altronde è difficile fare cambiamenti veloci. Vogliamo parlare con i nostri imprenditori: abbiamo fiducia, quelli che sono qui oggi sono quelli che vogliono andare avanti. Per farlo c’è bisogno dell’apporto di tutti, a partire dalle istituzioni; ma come si dice, “aiutati che il ciel t’aiuta”, e noi cercheremo di aiutarci”.
Il problema più sentito dai pubblici esercizi è quello delle tasse: troppe, troppo varie e confuse. Rosa Caterina Cirillo, dell’ufficio legislativo di Fipe, le definisce “nocive”: “In questo periodo di crisi gli esercenti vengono subissati da tasse continue e da cambiamenti continui delle stesse: la Tares adesso diventa Tari, che poi si unisce a Tasi e Imu… tutte tasse che vengono ad inficiare l’attività. L’esercente si trova a non sapere se ha pagato, né quando e quanto deve pagare: ci si trova in situazioni di confusione generale che non aiutano l’impresa”.
Appuntamento quindi a Roma il 18, per una grande manifestazione di protesta. La battaglia inizierà proprio dalla Tares: “Non sappiamo se sia morta e sepolta, comunque qualcosa la sostituirà – commenta Bertino – E’ impensabile che in un paese come l’Italia non ci si renda conto che certe tasse non sono più sopportabili. Dobbiamo fare qualcosa tutti insieme: ci sono 21 tasse per il nostro mondo, dobbiamo fare massa critica per dire basta”.
E anche quando l’impresa funziona, diventa molto difficile espanderla per via del costo del lavoro, spiega Silvio Moretti, direttore delle relazioni sindacali di Fipe. In questo la nuova normativa non ha aiutato: “La legge Fornero ha aggravato i costi su alcune tipologie, ad esempio i contratti a termine, e soprattutto ha ridotto la flessibilità in entrata. E’ importante che il governo decida di attuare le riforme di cui tanto si sta parlando”. Un altro tavolo di lavoro è quello coi sindacati: “Abbiamo posto loro alcune problematiche importanti in un momento di crisi, ma al momento le considerano irricevibili. Ci auguriamo di poter riprendere il dialogo, perché riteniamo che anche dal punto di vista contrattuale il settore abbia bisogno di una normativa più semplice e più snella, che possa favorire un recupero da parte delle imprese”.
Ed in mezzo alle imprese “vessate” ci sono poi i paradossi: “La legislazione ha liberalizzato molte attività simile alla somministrazione di alimenti e bevande ma che non hanno gli stessi obblighi, come ad esempio esercizi di vicinato o circoli privati, che fanno in sostanza la stessa attività di ristorazione ma senza iva e controlli d’igiene a cui sottostare – denuncia Cirillo – Quando si fa un determinato tipo di attività bisogna avere tutti le stesse regole. Questo chiediamo: stesso mercato, stesse regole”.