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Savona, Di Tullio sul Crescent 2: “Inutile rivangare, guardiamo al futuro della città”

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Savona. “Crescent 2, libretto di istruzioni”. Lo definisce così il vice sindaco di Savona, Livio Di Tullio: è il lungo scritto sul suo blog, con il quale cerca definitivamente di chiarire l’intricata matassa legata al palazzo che dovrebbe sorgere in darsena accanto al Crescent. Il cambio di destinazione d’uso richiesto dai privati, da residence e uffici a residenziale, ha scatenato un vespaio di polemiche, con discussioni anche accese all’interno della stessa giunta.

Di Tullio elenca autorizzazioni, snocciola cifre, ricapitola ogni dettaglio della trattativa con il costruttore. Il privato può costruire senza più alcuna autorizzazione, se rimane conforme al progetto, che prevede la creazione di un residence con, in cambio, la trasformazione del parcheggio sotto il Priamar in prato. Per ottenere il cambio di destinazione il costruttore mette sul piatto tre ulteriori interventi: il recupero del fossato del Priamar e dell’Ostello della Gioventù, e la cessione al comune di alcuni appartamenti da usare come case popolari (l’8% della metratura totale costruita).

“Dell’operazione del Crescent si discute da molti anni. Prima che venisse autorizzata (stiamo parlando degli inizi degli anni ‘90, più di vent’anni fa) avevo molti dubbi sulla sua utilità – ricorda Di Tullio – dubbi che, in parte, permangono. Ma le scelte, al tempo, sono state prese da altri amministratori, confermati dai cittadini nelle elezioni comunali, e non avrebbe senso, oggi, riaprire un dibattito che nessun vantaggio porterebbe alla città. Guardo al presente constatando che il Porto e la Darsena sono integrati con successo nella vita di Savona”.

“Oggi spetta a noi affrontare e ‘prendere in mano’ il completamento del progetto – continua – Noi non autorizziamo nulla rispetto al volume che si può già fare, semmai discutiamo la sua destinazione d’uso. Visto che non si può tornare indietro, allora lavoriamo al meglio per Savona e per i suoi cittadini”.

Di Tullio elenca con orgoglio i risultati che questa linea ha portato finora: la realizzazione del parcheggio dell’Arsenale, l’eliminazione del “secondo cubo” previsto nel progetto originale e la conseguente creazione di un’area giochi. Dettagli che insieme alla realizzazione del contenitore culturale delle ex Officine Solimano hanno dato, dice, “una sterzata alla vecchia darsena riportando qualità degli spazi pubblici, cultura e giovani in una tra le aree più importanti della città”.

Le ragioni del ventilato cambio di destinazione d’uso, dice il vicesindaco, sono ovvi: “E’ evidente che sul mercato residence e uffici non avrebbero un particolare successo, anche per la particolarità della zona dove sorgerebbe l’immobile. Mentre siamo in presenza di un eccesso di locali destinati a commercio e a uffici, al residence, che in allora costituiva la ‘parte turistica’ dell’intervento si può rinunciare solo se si realizza una ‘parte turistica’ alternativa. Per questo il nostro obbiettivo è di richiedere al privato di recuperare l’Ostello della Gioventù sul Priamar: anche per confermare una nuova filosofia della nostra città che vede in quella zona l’interazione tra luoghi della cultura e giovani generazioni”.

“In accordo con la Sovraintendenza abbiamo posto al privato l’esigenza di un deciso miglioramento degli spazi pubblici rispetto a quanto previsto a suo tempo e a quanto oggi sono obbligati a realizzare se la destinazione d’uso restasse RTA e uffici. Sotto questo profilo il recupero del fossato del Priamar richiesto dal consiglio comunale, l’inserimento di importanti alberature nella zona, i nuovi collegamenti pedonali, compreso il filare di alberi nella strada urbana che collega Corso Mazzini alla vecchia darsena, produce un risultato ben diverso e decisamente migliore rispetto a quanto immaginato finora”.

Infine, c’è il capitolo case popolari: “Il cambiamento di destinazione d’uso produce anche la messa a disposizione in proprietà comunale di alloggi per le fasce più bisognose della popolazione. E’ un modo per ridistribuire, concreto, non a parole”.

“Del Crescent 2 possiamo discutere in due modi, entrambi legittimi – conclude – o guardando a ciò che è stato oppure a cosa può diventare. Noi ne vorremmo discutere per cosa può diventare e provare a trasformare una operazione che ha diviso in qualcosa che unisce, perchè possiamo realizzare il nostro comune desiderio di futuro per la città, negli spazi pubblici, nelle funzioni e nelle opportunità”.


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