Liguria. I dubbi savonesi e imperiesi a proposito della istituzione dell’agenzia unica del trasporto pubblico potrebbero bloccare tutto l’iter posto faticosamente in essere. Di più: se Savona e Imperia non aderiranno non vi è un paracadute, e non esiste un piano B. A dirlo a chiare lettere è l’assessore regionale Enrico Vesco.
“Se esiste un piano B? Certamento per ora l’obiettivo è di ottenere la condivisione dei due territori – dice Vesco – Oltretutto mi pare che anche dal punto di vista sindacale e dei dipendenti di quelle aziende ci sia il sì, quindi le due Province, se continueranno con questo atteggiamento, dovranno renderne conto anche a loro. Abbiamo tempi molto stretti, parliamo di metà di marzo, e davanti ai contenuti e ai toni utilizzati nella conferenza stampa convocata dai presidenti Sappa e Vaccarezza, mi pare che rispettare quella data sia impossibile. Abbiamo la necessità di recuperare il rapporto con loro, con un incontro che si terrà a breve”.
“Mi pare che i loro toni indichino una volontà di tornare al via, a tre anni fa – continua l’assessore regionale – Francamente non voglio ripercorrere tre anni di discussioni inutili e quindi il piano B non c’è. Ovvio che perdere due territori così importanti limiterebbe molto la funzione di quella legge e dunque dovremo dire che non se ne farà più nulla, ma non sarebbe un bene per il trasporto pubblico locale, per le aziende che comunque collasserebbero tutte, e non faremmo il bene dei cittadini”.
Aggiunge Vesco: “Ovvio che i dubbi savonesi sono in grado di bloccare tutto l’iter. Noi abbiamo in mano una lettera di adesione, dopodiché si dovrebbe dare il via alla fase di definizione dell’agenzia, ossia di questa società per azioni, definendone la partecipazione, lo statuto, le quote sociali. Io sono disponibile a incontrare Vaccarezza e Sappa se hanno dubbi su come verrà delineata questa agenzia. Se si vuole invece mettere in discussione la legge, dunque l’impostazione complessiva che la Regione ha dato alla riforma del trasporto pubblico della nostra regione, credo sia tardi. Trasformare in battaglia politica quella che è una riforma necessaria del trapsorto pubblico locale è un errore imperdonabile”.